Manerbio tappa dei futuri campioni

Djokovic ha disputato il Challenger di Manerbio nel 2004, perdendo nei quarti contro Nicolas Almagro.

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Manerbio è un piccolo paese della fascia meridionale della provincia di Brescia, ma al tempo stesso ricopre un ruolo di primo piano all’interno del tennis mondiale. Con il suo evento Challenger, il Trofeo Dimmidisì, Manerbio ha accolto durante gli anni tantissimi tennisti di livello internazionali, aiutandoli nel loro processo di crescita per arrivare (o, magari, tornare) ai vertici di questo sport. Ideato nel 1974 e intitolato alla memoria dei due piloti Antonio Savoldi e Marco Co’, il torneo inizialmente era riservato ai giocatori senza classifica Fit. Il 1993 ha segnato l’ingresso dell’evento nel tennis internazionale e dopo l’edizione nel circuito Futures del 1998 il penultimo anno del secolo scorso è coinciso con il nuovo status di Challenger.

Ripercorrendo la storia di questa rassegna il nome di maggior richiamo è ovviamente quello di Novak Djokovic. La carriera dell’attuale numero uno del mondo è abbastanza eloquente: venti tornei dello Slam (per ora), trentasette Master 1000 (l’unico a conquistarli tutti almeno due volte) e ottantasei titoli complessivi, limitando l’analisi ai risultati principali. A Manerbio, però, il serbo non riuscì ad imporsi nella sua unica partecipazione, datata 2004. Aveva solo diciassettenne anni, ma lasciava già intendere di poter diventare un campione; superò agevolmente le qualificazioni, battendo peraltro Paolo Lorenzi, poi a fermarlo fu, a livello di quarti di finale, lo spagnolo Nicolas Almagro. Un altro futuro top ten e tennista di caratura mondiale, tant’è che i due si affrontarono poi nel circuito maggiore ben cinque volte, sempre con un epilogo opposto rispetto al precedente nella bassa bresciana. Almagro vinse quell’edizione del Challenger di Manerbio, bissando il successo ottenuto due anni prima da un suo connazionale, David Ferrer.

La carriera di quest’ultimo sbocciò proprio con quel titolo, uno dei primi a livello Challenger. “Questi tornei sono fondamentali per crescere, sia come giocatore che come uomo” ha affermato Ferrer quasi diciassette anni più tardi, quando poco prima di ritirarsi si è imposto in un evento a Monterrey, in Messico. “Rappresentano un crocevia fondamentale, un bivio necessario per potersi poi confrontare ai vertici del tennis mondiale. Senza questa palestra non sarei mai potuto diventare quello che sono ora”. In quell’anno l’iberico difese nel migliore dei modi i favori del pronostico, non perdendo alcun set durante le cinque partite disputate.

Nel corso delle successive stagioni molti futuri campioni hanno calcato i campi del piccolo circolo manerbiese. Nel 2005 esultò l’austriaco Oliver Marach, capace poi di raccogliere grandi fortune nella specialità del doppio, mentre nel 2009 e nel 2010 si imposero due ottimi tennisti quali Federico Delbonis e Robin Haase. L’argentino può dire di aver battuto Roger Federer, l’olandese Andy Murray e Daniil Medvedev. Fino al 2011, quando gli organizzatori tentarono di compiere un passo in avanti forse spropositato, aumentando il montepremi a centomila dollari. Il rovescio del romeno Ungur deliziò gli appassionati bresciani, che poterono visionare anche l’istrionismo di Dustin Brown e un giovane Martin Klizan. Un’edizione di successo, la quale creò però problemi nell’immediato futuro. Il Trofeo Dimmidisì, infatti, tornò soltanto nel 2015, quando Manerbio ritornò nel calendario internazionale, sempre l’ultima settimana di agosto.

La pausa forzata non aveva intaccato in alcun modo l’evento, ripreso subito con la stessa qualità di prima. Andrey Kuznetsov, Leonardo Mayer e Roberto Carballes Baena: tre nomi che hanno reso ancor più prestigioso l’albo d’oro. E tanti partecipanti di rilievo. Stefanos Tsitsipas, Guillermo Garcia-Lopez, Elias Ymer, Filip Krajinovic. La lista potrebbe essere quasi infinita. Nel 2018 alcune questioni economiche obbligarono il rinvio della quarantesima edizione dodici mesi più tardi (in una nuova finestra, prima di Ferragosto), quando si disputò una finale storica, tutta italiana, tra Federico Gaio e Paolo Lorenzi. Il faentino, che aveva annullato match point all’esordio, sconfisse il suo grande amico, diventando così il secondo azzurro a vincere il Challenger di Manerbio. “Qui ti senti a casa” affermò Gaio durante la premiazione. “Siete una piccola località (la più piccola ad organizzare un torneo simile in Italia dopo Ortisei e Cortina, nda) ma siete stati in grado di riproporre questa manifestazione nonostante tutte le difficoltà. Quarantadue edizioni, c’è da togliersi il cappello e applaudire. E’ molto bello che tutta la comunità sia partecipe del torneo di tennis”.

La pandemia ha complicato i piani, cancellando il Dimmidisì sia nel 2020 che nel 2021. “Il Challenger rappresenta la storia del nostro paese” afferma il direttore Gianni Saldini. “Niente e nessuno potrà togliere il nostro passato, anche se vogliamo guardare avanti, fino alla cinquantesima edizione”. Un traguardo ambizioso, complesso, ma non irraggiungibile. D’altronde Manerbio ha già dimostrato di non arrendersi mai, tornando di gran carriera dopo addirittura due cancellazioni. Perchè, appunto, questo torneo è radicato nella sua comunità e lo sarà sempre, qualunque cosa accada.

ALBO D’ORO
1999 – Attila Savolt (Ungheria)
2000 – Stefano Tarallo (Italia)
2001 – Attila Savolt (Ungheria)
2002 – David Ferrer (Spagna)
2003 – Olivier Patience (Francia)
2004 – Nicolas Almagro (Spagna)
2005 – Oliver Marach (Austria)
2006 – Andreas Vinciguerra (Svezia)
2007 – Jiri Vanek (Repubblica Ceca)
2008 – Victor Crivoi (Romania)
2009 – Federico Delbonis (Argentina)
2010 – Robin Haase (Olanda)
2011 – Adrian Ungur (Romania)
2012 / 2014 – non disputato
2015 – Andrey Kuznetsov (Russia)
2016 – Leonardo Mayer (Argentina)
2017 – Roberto Carballes Baena (Spagna)
2018 – non disputato
2019 – Federico Gaio (Italia)
2020 / 2021 – non disputato

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